Archivi tag: itinerari

I plastici delle terme…

Plastico delle Terme di Tito:

Fedele ricostruzione tipica terma romana:

 

 

 

Le Terme di Traiano

Storia: Contrariamente a quanto riportano alcune tarde fonti antiche, queste terme non furono iniziate da Domiziano, ma furono opera interamente traianea, come hanno confermato anche i bolli dei laterizi usati[1]. Forse occuparono anche una parte dei vicini giardini di Mecenate. L’architetto, secondo Dione Cassio, fu Apollodoro di Damasco, il geniale costruttore del Foro di Traiano.

Caratteristiche strutturali: Del complesso termale, costruito accanto alle terme di Tito precedenti di circa 30 anni, oggi restano alcuni frammenti sparsi sul colle Oppio. La pianta è nota attraversola Forma Urbis Severiana e i disegni eseguiti nel XVI e XVII secolo. L’intera struttura misurava, alle estremità massime, 330×315 metri, mentre la sola parte centrale arrivava a 190×212 metri. Sorprende che Apollodoro sia riuscito a ricavare un’area edificabile di queste dimensioni nel pieno centro della città. Un “aiuto” venne da un grave incendio che colpìla Domus Aurea, la famosa residenza di Nerone: Apollodoro demolì tutto ciò che rimaneva dei piani superiori, lasciando solamente i locali del piano terreno che usò come basamento per le future terme. Allo stesso tempo ordinò la demolizione e l’interramento di numerosi edifici adiacenti. Così ottenne una vasta area su cui poter realizzare il suo progetto. Una fortunata conseguenza di questa operazione fu la preservazione nei secoli di parte della Domus Aurea e dei palazzi vicini, che gli scavi archeologici hanno riportato alla luce. Le terme cambiarono orientamento al complesso neroniano della Domus Aurea, alla ricerca di una migliore esposizione al sole e ai venti: il calidarium, per esempio, venne disposto in modo che potesse avere la migliore posizione al sole da mezzogiorno al tramonto; in seguito tutti gli edifici termali di Roma copiarono questa disposizione (terme di Caracalla, di Diocleziano e di Decio). La disposizione verso i punti cardinali, propria del precedente complesso della Domus Aurea, riemerge comunque in alcuni punti, come nelle cisterne, le cosiddette “sette sale”. Il corpo centrale è circondato da un recinto con esedre (che lo circonda a “U” su tre lati), come accadrà poi nelle terme di Caracalla e di Diocleziano: fu un’invenzione probabilmente dell’architetto Apollodoro, e nelle fonti antiche è spesso chiamato “portico delle terme di Traiano”.

L’ingresso monumentale si trovava a nord, con una sorta di propileo. Da qui si accedeva alla natatio, la grande piscina comune, che sui lati, simmetricamente, dava accesso a due sale rotonde (una a destra e una a sinistra), che confinavano verso sud con le due palestre. Al centro seguiva invece la grande basilica, confinante con la natatio (verso nord) e con il calidarium (verso sud), che sporgeva dal corpo dell’edificio ed era composto come una grande aula rettangolare con absidi. In connessione si trovavano anche il tepidarium e il frigidarium. Tra i resti attualmente visibili ci sono un’esedra, già ninfeo, e una sala biabsidata orientata comela Domus Aurea, nell’angolo nord-est; sul lato est resta un’altra esedra, simmetrica a quella del recinto ovest, restaurata nella seconda metà del XX secolo, da alcuni indicata come biblioteca, ma con scarsi fondamenti. Appartengono invece all’edificio centrale i resti dell’esedra della palestra orientale e un’aula sul lato sud, oltre alle fondazioni della grande esedra sul recinto meridionale e della grandiosa cisterna detta delle “Sette Sale”, sul lato opposto dell’attuale via delle Terme di Traiano, che assicurava l’approvvigionamento idrico ed era a sua volta alimentata da un ramo dell’acquedotto Traiano. La cisterna è tuttora abbastanza ben conservata. Capace di 8 milioni di litri d’acqua, è composta da 9 ambienti adiacenti lunghi e stretti, con volta a botte, comunicanti tra di loro con passaggi a diverse altezze. Inserita in un’ansa ricavata da un avvallamento del terreno, per contenerne la spinta la parete di fondo della cisterna è curva, in modo che le sale vengono ad avere lunghezze decrescenti dal centro (da39,75 a29,30 metri); sul lato opposto il muro esterno di ogni sala forma una nicchia verso l’esterno, anche in questo caso per contenere la spinta dell’acqua contenuta all’interno. Sul terrazzamento di copertura si trovava una costruzione destinata forse al servizio della cisterna, restaurata nel IV secolo e impreziosita con mosaici.

Nel contesto delle antiche terme, a parte le numerose statue rinvenute in periodo rinascimentale, tra cui, in particolare, il gruppo del Laooconte, attualmente nei Musei Vaticani, sono stati trovati diversi mosaici ed affreschi. Questi ultimi in alcune gallerie sotterranee. Fra i più interessanti, quello denominato “città dipinta”. Gran parte delle opere contenute nelle terme provenivano dalla Domus Aurea.

Le Terme di Tito

Terme di Tito (Thermae Titi o Thermae Titiane):

Storia: furono forse i geniali architetti di Nerone a inventare il cosiddetto tipo di terme “imperiale”, ma delle terme di Nerone nel Campo Marzio restano oggi tracce troppo scarse per farsene un giudizio inoppugnabile.Questa nuova tipologia è ben osservabile invece nelle Terme di Tito, costruite da Tito nell’80, circa all’epoca dell’inaugurazione del Colosseo (e terminate sotto Domiziano), forse inizialmente progettate come riadattamento ad uso pubblico dei grandiosi bagni privati della Domus Aurea neroniana, in coerenza col programma imperiale di restituzione al popolo romano degli spazi urbani di cui Nerone si era appropriato. Le fonti ne menzionano un restauro nel 238, e i resti murari testimoniano anche di un rifacimento di epoca adrianea. Mancando altre notizie non è improbabile che l’intero complesso subì precocemente un processo di abbandono, con il solito riutilizzo dei marmi e dei materiali edilizi per l’edificazione di palazzi e chiese (come le cappelle laterali della chiesa del Gesù o la vasca riutilizzata per la fontana del Cortile del Belvedere, in Vaticano).

Caratteristiche strutturali: Rispetto alle terme di tipo “repubblicano” (come le terme Stabiane di Pompei) le novità consistevano nella fusione del ginnasio con le terme vere e proprie e nella sistemazione degli ambienti lungo un unico asse, piuttosto che come giustapposizione più o meno casuale. Inoltre divenne un’usanza comune la presenza del frigidarium. I resti sono piuttosto scarsi (una fronte a semicolonne in laterizio e vari tratti di murature), ma è possibile farsene un’idea precisa anche grazie alla pianta disegnata da Andrea Palladio nel XVI secolo, quando i resti erano ancora notevoli.

Da essa si evince che l’edificio termale, a pianta quadrangolare simile a quella delle terme di Nerone, era scenograficamente preceduto da una grande terrazza-palestra sulla sommità dell’Oppio, delimitata da un alto muro perimetrale, accessibile tramite una scala a doppia rampa coperta da due prospetti (uno frontale e uno tergale) con piccole volte a crociera. L’ingresso principale si trovava probabilmente sul lato settentrionale.Il complesso si estendeva su un’area di circa 125 x120 metri, oltre metà della quale, sul lato meridionale, era costituita dalla terrazza-palestra. Presentava ambienti specularmente disposti ai lati di un asse centrale, secondo l’attenta simmetria delle terme “imperiali”. Un doppio calidarium era posto a mo’ di avancorpo sull’asse dove sbucava la scalea. I calidari erano dotati di abside sul lato nord e di vasche sui lati. Da qui si accedeva, tramite un corridoio centrale che separava i calidari, a un piccolo tepidario rettangolare, oltre il quale si trovava il frigidario, creato come un grande salone basilicale con abside sul lato lungo (come di consuetudine nelle basiliche romane) e vasche laterali. Ai lato delle strutture termali vere e proprie si disponeva una doppia serie di ambienti simmetrici: due cortili-palestre, due spogliatoi, due sale di intrattenimento (per lettura, recitazione, musica), ecc. Sebbene l’edificio sia di dimensioni modeste rispetto a quanto venne realizzato in seguito (come le enormi terme di Traiano, le terme di Caracalla e le terme di Diocleziano), qui si nota già un processo di strutturazione degli ambienti coerentemente compiuto. L’elemento scenografico invece rimase una particolarità rispetto ai successivi edifici del II e III secolo, accomunando le terme di Tito alle altre architetture dell’epoca flavia (foro della Pace, Domus Augustana o foro Transitorio). Notevole è anche l’uso complesso e organico delle volte a crociera (struttura sviluppata pienamenteb proprio in quell’epoca) che non ha quasi pari in edifici coevi.

Le origini delle terme

L’impiego delle acque termali per idroterapia, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto fin dai tempi antichi, come evidenziano i reperti archeologici, le testimonianze letterarie e scientifiche e le numerose epigrafi.

I Greci praticavano i bagni in acque calde e ritenevano che le acque calde e i vapori che sgorgavano dalla terra avessero un significato sovrannaturale. Non è un caso che presso località termali sorgessero importanti templi come quello di Olimpia e il famosissimo Tempio di Apollo a Delfi, ovela Pizia, avvolta dai fumi, prediceva con arcane parole il futuro. Agli occhi delle popolazioni antiche la presenza di divinità giustificava i poteri terapeutici e le proprietà caratteristiche delle acque termali. Lo stesso Ippocrate, incoraggiava il ricorso alle terme e nel trattato “Uso dei liquidi” decantava le virtù delle acque minerali e delle sorgenti calde.

Se, dunque, i Greci furono tra i primi popoli a conoscere ed apprezzare le acque termali, i Romani esaltarono questo strumento di cura e di relax attraverso la realizzazione delle monumentali Thermae pubbliche che si affiancavano al balneum privato. Nella sola città di Roma si arrivò al punto di censire più di 800 stabilimenti termali pubblici e privati, ma l’estensione del ricorso alle terme avvenne su tutti i territori dell’impero dotati di fonti.

I Romani sfruttarono le acque sia per finalità  igieniche che per quelle curative  fino a quando il bagno non diventò un raffinato piacere. Le terme diventarono così un luogo di incontro al pari del foro e accanto agli stabilimenti vennero creati spazi per le passeggiate, parchi e giardini, musei e biblioteche.

Tra le più note strutture oggi ancora visibili nella città di Roma possiamo ricordare le Terme di Diocleziano e quelle di Caracalla. Ci piace immaginare l’arrivo in questi Balnea di personaggi come gli imperatori Plinio il Vecchio, Seneca e Marziale che alle Terme dedicò alcuni dei suoi epigrammi, Catullo, Tito Livio, Tibullo, Vitruvio, Orazio e l’elenco potrebbe proseguire a lungo data la rilevanza e la quotidianità del ricorso ai bagni termali che coinvolgeva persone appartenenti a tutte le classi sociali. Per tale ragione, per consentire il più ampio accesso alle terme, il costo d’ingresso veniva contenuto. D’altra parte anche i medici romani e tra questi Plinio, Celso e Galeno confermavano i salutari effetti del ricorso alle acque provvedendo a vari tentativi di classificazione in relazione alle caratteristiche chimico-fisiche e alle patologie.

La caduta dell’Impero Romano, il decadimento delle strutture, il consolidarsi della religione cristiana che invitava a fuggire dalle occasioni di edonismo e ad evitare luoghi diversi dalle chiese portò al declino delle terme come fenomeno culturale e sociale.

Nel corso del Medioevo la pratica termale venne ristretta al solo uso terapeutico. È questo il periodo in cui l’indagine sui benefici delle cure si mescola con le speculazioni empiriche e popolari che ricollegano ad un’acqua un particolare effetto. Da queste valutazioni empiriche si distinguono, invece, i primi studi idrologici condotti a partire dal XIII secolo da scienziati e medici come Pietro d’Abano, Michele Savonarola, Pietro da Eboli che con il suo De Balneis Puteolanis descrisse le qualità mediche di ben 35 fonti campane e che risulta arricchito da stupende miniature, Gentile da Foligno, Pietro da Tossignano, Tura di Castello, Falloppio, Ugolino da Montecatini autore del Tractatus de Balneis, Andrea Bacci autore del De Thermis, un esame delle analisi e dei bagni noti in Italia nel XVI secolo.

Da centri di cura le località termali si andarono trasformando in centri di villeggiatura e di vita mondana richiamanti la popolazione dell’intero continente e destinate ad assumere una fisionomia propria ed autonoma riconosciute come stazioni e città termali. Ciò con un notevole riflesso anche sull’architettura dei centri che si dotano di ampie ville, hotel, parchi e giardini. Ci avviamo così al termalismo dell’età moderna caratterizzato sotto il profilo degli studi da un’applicazione del metodo sperimentale con un approccio innovativo circa le cure, sotto il profilo dell’erogazione delle cure si assiste, invece, a quello che è stato definito il termalismo d’élite. Le classi economicamente e culturalmente elevate si recavano presso le Terme, rinnovati centri di vita mondana per “passare le acque” e trascorrere giornate di riposo.

I due conflitti mondiali certamente ridussero considerevolmente l’afflusso verso le stazioni termali che ripresero la loro attività nel dopoguerra in quella che è stata definita la stagione del termalismo sociale. La riconosciuta efficacia terapeutica delle acque termali ha, infatti, comportato il loro inserimento nel sistema sanitario nazionale e nei livelli essenziali di assistenza prevedendo, nell’ottica costituzionale della tutela della salute, l’estensione delle terapie, a costi contenuti, all’intera popolazione.

A questo punto abbiamo lasciato alle nostre spalle il passato e ci inoltriamo in quello che è il presente del mondo termale. Una realtà che rinuncia a qualsiasi etichetta e che si conferma come il luogo più idoneo per il raggiungimento delle condizioni di completo benessere della persona dove è possibile procedere alla cura delle malattie sposando la terapia naturale con una altrettanto naturale immersione in oasi di verde e di pace.

Sarà forse per questo che un campione pari all’70% della popolazione ha il desiderio di dedicare una parte del proprio tempo libero alla cura della propria salute in un’azienda termale?

Terme: grandiosità, gusto e funzionalità

Se, per avventura, si dovesse indicare embleticamente in un edificio solo, la testimonianza materiale della civiltà, la scelta non dovrebbe che cadere sulle Terme di Caracalla.

Monumenti, altrettanto romani quali, ad esempio, il Pantheon o il Colosseo sono senza dubbio straordinariamente suggestivi e incontestabilmente importanti, ma è nei ruderi grandiosi di quelle terme che si racchiudono i tratti più tipici e qualificanti di un modo di vivere, o soprattutto di impiegare il tempo libero, senza confronti. Per non parlare poi degli aspetti tecnici, cioè delle conoscenze scientifiche, a cominciare da quelle dell’idraulica e della termologia.

Mentre non c’è documentazione migliore e più clamorosamente e immediatamente evidente dell’ingegno architettonico e della sapienza costruttiva. Nell’edificio termale è possibile infatti riconoscere il tipo più perfetto e rappresentativo della grande architettura romana, il punto d’arrivo in cui confluiscono e si ritrovano tutti gli elementi e le conquiste d’una secolare esperienza nel quale, al tempo stesso, si materializza e si esalta quello spirito così tipicamente romano che in ogni costruzione inclina facilmente al senso della grandiosità e al gusto per il monumentale, senza perdere di vista gli scopi essenzialmente pratici e funzionali.

Non va poi dimenticato il ruolo che le terme svolsero in tutto il mondo romano dove la pratica del bagno riscosse uno straordinario favore. qualificandosi come uno dei tratti più caratteristici della “romanizzazione”, esse risultarono tra popolazioni disparata e d’ogni condizione sociale un potente fattore d’unificazione del costume e della concezione stessa della vita.

Espressione di civiltà e di benessere, segno di prestigio ed ostentazione di ricchezza, le terme furono tra le realizzazioni più impegnative e grandiose di tutta l’antichità, anche per questo esse sopravvivono  ovunque nei loro ruderi facilmente riconoscibili e testimoni eloquenti della presenza di Roma…