Le Terme di Diocleziano

Storia: le terme furono costruite per servire i popolosi quartieri del Quirinale, Viminale e Esquilino, e per la loro realizzazione fu smantellato un intero quartiere, con insulae ed edifici privati regolarmente acquistati e con lo sconvolgimento della viabilità preesistente. L’iscrizione dedicatoria, divisa in otto frammenti ed oggi ricomposta nell’aula di ingresso del Museo delle Terme, recita:

« D(omini) N(ostri) Diocletianus et Maximianus invicti seniores Aug(usti) patres Imp(eratorum) et Caes(arum), et d(omini) n(ostri) Constantius et Maximianus invicti Aug(usti), et Severus et Maximianus nobilissimi Caesares thermas felices Diocletianas, quas Maximianus Aug(ustus) rediens ex Africa sub praesentia maiestatis disposuit ac fieri iussit et Diocletiani Aug(usti) fratris sui nomine consecravit, coemptis aedificiis pro tanti operis magnitudine omni culta perfectas Romanis suis dedicaverunt »  

« I nostri signori Diocleziano e Massimiano invitti, Augusti “seniores”, padri degli Imperatori e dei Cesari, e i nostri signori Costanzo e Massimiano invitti Augusti, e Severo e Massimiano nobilissimi Cesari, dedicarono ai loro Romani le terme felici Diocleziane, che Massimiano Augusto al suo ritorno dall’Africa, in presenza della sua maestà decise e ordinò di costruire e consacrò al nome di Diocleziano, suo fratello, acquistati gli edifici ad un’opera di tanta grandezza, e completate sontuosamente in ogni particolare »  

Da questa si sono desunte le date di edificazione: dopo che Massimiano tornò dall’Africa nell’autunno del 298 e dopo che Diocleziano e Massimiano abdicarono il 1º maggio del 305, ma prima che morisse Costanzo Cloro, il 25 luglio 306. Per far posto alla gigantesca costruzione vennero demoliti molti edifici, alcuni dei quali vennero scavati in piazza della Repubblica mentre si costruiva la fermata della metropolitana. L’edificio era in mattoni, tutti con bolli del periodo dioclezianeo, sebbene all’epoca l’uso dei bolli laterizi fosse declianto: probabilmente venne ripreso proprio per costruire le terme.

Caratteristiche strutturali: Furono le più grandi e sontuose terme costruite a Roma. Poste sul colle Viminale, in un recinto di 380 x365 m, occupavano quasi14 ha, e ancora nel V secolo Olimpiodoro affermava che contavano 2400 vasche. Il blocco centrale misurava 250 x180 me potevano accedere al complesso fino a tremila persone contemporaneamente. Per dare l’idea della loro maestosità, è sufficiente ricordare che il colonnato semicircolare dell’attuale piazza della Repubblica (già piazza Esedra), realizzato alla fine dell’Ottocento da Gaetano Koch, ricalca esattamente l’emiciclo dell’esedra delle Terme.

Erano alimentate da un ramo dell’Acqua Marcia che partiva da Porta Tiburtina e, con un tragitto ad arcate utilizzato fino al 1879 dall’Acqua Felice, conduceva l’acqua in una cisterna lunga più di90 m, detta la botte di Termini; fu distrutta nel 1876 per fare spazio alla stazione Termini, che prese il nome dalle “terme” stesse.

 Il corpo centrale  [modifica]Il modello sul quale venne disegnata la pianta era quello delle terme di Traiano, con le quali ha in comune l’esedra semicircolare e il calidarium rettangolare con tre nicchie semicircolari (quello delle terme di Caracalla è invece circolare). Il complesso era orientato a sud-est affinché l’energia solare riscaldasse il calidarium senza interessare il frigidarium.

Al centro si trovava una grande basilica, dove si incontravano i due assi di simmetria del complesso. Lungo l’asse minore erano allineati i bagni (calidarium, tepidarium e frigidarium), mentre sull’asse maggiore (nord-ovest/sud-est) si trovavano le palestre.

Sul lato nord-est di piazza della Repubblica sono ancora visibili i resti di una delle absidi che si aprivano nel calidarium, accanto all’ex Facoltà di Magistero. Un’altra di queste absidi ospita l’ingresso della basilica di Santa Maria degli Angeli, che è stata ricavata nell’aula centrale delle terme, la “basilica” appunto. La chiesa ingloba anche il tepidarium, subito dopo l’ingresso, composto da una piccola sala circolare con due nicchie quadrate, e due ambienti laterali alla navata centrale; a parte le aggiunte e modifiche di Michelangelo e del Vanvitelli (il pavimento sopraelevato e le nuove colonne in mattoni imitanti il granito), l’aspetto antico dell’interno si è mirabilmente conservato. L’abside sorge dove si trovava la grande piscina rettangolare della natatio. Le tre volte a crociera superstiti del transetto della basilica, sorrette da otto enormi colonne monolitiche in granito, forniscono ancor oggi uno dei pochi esempi dell’originale splendore degli edifici romani.

Un’altra parte del complesso fa oggi parte del Museo delle Terme: qui si trovano gli ambienti del lato nord-orientale tra la basilica e la palestra, che anticamente era un cortile colonnato oggi quasi completamente scomparso. Qui si vede anche una parte superstite della natatio, con gli elementi decorativi delle pareti, come le mensole che sostenevano colonnine pensili, elemento tipico dell’architettura dioclezianea presente anche nel suo palazzo di Spalato. L’angolo dell’edificio conserva una grande sala ovale (probabilmente l’apodyterium, lo spogliatoio) e una rettangolare (l’atrio). Questo gruppo di ambienti doveva avere i corrispettivi simmetrici sull’altro lato, ma oggi sono completamente scomparsi sotto via Celimontana e via Parigi. Dal giardino del museo si può ammirare un tratto della facciata, mentre dall’altro lato del giardino si vedono le due esedre che appartenevano all’angolo nord-orientale del recinto, abbastanza ben conservate, dove forse si tenevano le conferenze e letture pubbliche (auditoria): una mantiene anche l’originario pavimento mosaicato.

 Il recinto  [modifica]Tra via Parigi e via Orlando si vede un buon tratto conservato della parete del lato nord-ovest, mentre le facciate delle case moderne e l’esedra della piazza ridisegnano fedelmente un tratto del recinto.

Agli angoli del recinto su questo lato si sono anche conservate le due aule circolari simmetriche, una trasformata nella chiesa di San Bernardo alle Terme, l’altra visibile dall’esterno all’angolo di via del Viminale con piazza dei Cinquecento. In mezzo sta la grandiosa esedra circolare, usata forse come teatro, e intervallata da aule rettangolari con colonne, forse biblioteche. Nelle terme si trovavano dopotutto, per ordine imperiale, i libri già nella biblioteca Ulpia del Foro di Traiano, a quell’epoca semiabbandonato (come dimostrano anche gli elementi scultorei da esso provenienti riciclati nell’Arco di Costantino pochi anni dopo

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